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Immagine del redattoreAss. Tramoontana

LA PLAYLIST DI FILIPPO BUBBICO

Filippo Bubbico, classe ’92, musicista, compositore, producer, sound engineer. Si è esibito su importanti palchi italiani ed internazionali tra i quali Umbria Jazz, Mostra del Cinema Biennale di Venezia, Auditorium Parco della Musica, Bologna Jazz Festival, Pescara Jazz, Medimex, Batojazz (Francia), Giornata nazionale per Ambasciata Turca in Italia a Istanbul.  Nel 2018 pubblica il suo disco d’esordio “Sun Village”. 11 tracce originali che esplorano nuovi sound da potenti groove funk a beat onirici alla ricerca del massimo potenziale espressivo. L’armonia, il ritmo e la melodia sono il fulcro pulsante, insieme alla combinazione tra il background armonico proprio della musica “colta” e Jazz con la potenza del coinvolgimento sonoro della musica elettronica. Nel 2019 ha pubblicato il singolo "On the moon"e nel 2020 "Finché sarò forte"


Ogni giorno scopriamo tanta musica nuova che viene e va come noccioline sgranocchiate in spiaggia. Ci sono invece degli artisti, dei dischi, dei brani che segnano profondamente la nostra sensibilità musicale, che sono il fiore della nostra immaginazione, il nocciolo del nostro frutto musicale. E quindi, con un po' di difficoltà, ho selezionato 5 dischi che rappresentano i punti cardine della mia vita fin qui.



Verdena - Requiem (Universal, 2007)

A mio parere il capolavoro del trio bergamasco. Il disco che segna la maturità di quei Verdena a sole corde che spiegano le loro emozioni più intense attraverso canzoni e piccole suites dall'impatto emotivo incredibilmente forte. Il disco, come del resto tutte le loro produzioni, è realizzato interamente su nastro dando alle tracce un sapore unico e regalandoci uno dei suoni di batteria, a mio parere, più belli di sempre (per non parlare dei veri e propri dipinti ritmici realizzati da Luca Ferrari, batterista della band). Un disco che ho consumato e amato tanto.



Bjork - Homogenic (One Little Independent, 1997)

Ricordo che durante la mia adolescenza preferivo molto spesso passare i sabato sera chiuso in camera ad ascoltare i dischi di Bjork piuttosto che uscire con gli amici. Tutta la musica di quest'artista straordinaria rappresenta il frutto di un'urgenza artistica più unica che rara, un'urgenza tangibile. Ogni brano, nota, suono udibile nella musica di Bjork ha un significato, frutto di una presenza mentale straordinaria. Questo disco in particolare credo rappresenti un punto di svolta tra i dischi precedenti: il passaggio da visceralità e sperimentazione puramente elettroniche all'espressione musicale dell'universo come un tutt'uno, un grande insieme eterogeneo.



Knower - Think Thoughts (Louis Cole and Genevieve Artadi, 2011)

Un disco che ha letteralmente rivoluzionato il mio modo di produrre musica. Credo si tratti di uno dei più grandi esempi di traduzione da musica rock a elettronica. Un disco, ma più in generale una band, dove la pulsazione e il grande trasporto fisico della cassa in 4 riesce a incontrare la complessa bellezza dell'inesplorata armonia moderna. La musica conserva in sé un universo armonico tutto da scoprire: si può osservare come nel corso della storia della musica la ricerca armonica abbia subito un piccolo stop a partire dalla fine degli anni ‘70 per dare spazio al grande sviluppo dell'elettronica e quindi della produzione di suoni sintetici e delle tecniche di registrazione e finalizzazione dell'audio su supporto; il risultato è rappresentato dalla qualità sempre più alta della musica registrata e un contenuto musicale rimasto fermo ai primi anni ‘80. Questo è il periodo storico in cui è ricominciata la ricerca armonica. Un disco dove questo processo emerge grandiosamente.



Irene Scardia -Risvegli (Workin’ Label, 2012)

Sono particolarmente affezionato a questo disco. Ascolto mia madre suonare il pianoforte da quando respiro (credo anche prima) e il suo modo puro e appassionato di suonare mi guida nel mio percorso musicale, sia compositivo che performativo, sin dall'infanzia. La purezza di queste 12 tracce riesce ad arrivare a qualsiasi persona bypassando la banalità e la scontatezza armonica e melodica. Fondamentale l'immenso apporto melodico di Emanuele Coluccia e Luca Alemanno, due giganti. Un disco da sentire e risentire.



Bobby McFerrin - Bang Zoom! (Blue Note Records, 1995)

Ogni volta che sogno di incontrare Bobby McFerrin immagino di bussare a una porta bianca con sopra una targhetta sulla quale vi è impressa questa dicitura: “Ufficio di Dio”; apro la porta ed eccolo lì, dietro una scrivania vestito in bianco con le treccine e tutto il resto. Bang Zoom! è forse di McFerrin il mio disco preferito: la purezza melodica di questi brani levita su di un terreno di semplicità armonica che solo un gigante come Russell Ferrante avrebbe potuto trattare con estrema eleganza e visceralità. Un connubio di purezza infantile e consapevolezza adulta che ci fa avvicinare, durante l'ascolto del disco, all'immagine di una delle forme più pure di bellezza



Autore

 

Filippo Bubbico

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